In base all’articolo 43 del Codice civile, la residenza è il luogo in cui una persona ha la dimora abituale. Tuttavia non viene specificato quanto tempo si debba rimanere in quella dimora affinché possa essere definita «abituale». Per questo sorge spontaneo domandarsi se si può ottenere la residenza con un affitto breve.

Per trovare la risposta, non esplicita nei libri di legge, occorrerebbe riflettere sul significato e sull’utilità dell’affitto breve. Contratti di locazione di una, due settimane normalmente vengono stipulati per trascorrere una vacanza oppure da un professionista che deve lavorare lontano da casa sua per un periodo di tempo limitato. In entrambi i casi, però, l’inquilino sa che il soggiorno in quell’immobile durerà poco e che presto dovrà tornare nella sua abitazione principale. Ha senso, dunque, parlare di residenza? La si può ottenere con un affitto breve? Vediamo.

Che cos’è l’affitto breve?

Si definisce affitto breve la locazione che non supera i 30 giorni. In caso contrario, si deve parlare di affitto transitorio, che è un altro tipo di contratto con una durata da 1 a 18 mesi.

Tra i vantaggi dell’affitto breve (soprattutto per chi mette a disposizione l’immobile) c’è quello di non dover effettuare la registrazione del contratto presso l’Agenzia delle Entrate e di poter beneficiare della cedolare secca al 21% del reddito prodotto dalla locazione.

Ci sono, però, anche dei vincoli, oltre a quello della durata del contratto. Ad esempio, il locatore deve essere una persona fisica o un intermediario, quindi non una società o un’impresa del settore. L’immobile può essere locato solo ad uso residenziale e non commerciale e deve appartenere a qualsiasi categoria catastale, dall’A1 all’A11, ad esclusione dell’A10, che resta fuori dall’affitto breve.

Insieme alla casa, il contratto può comprendere anche le pertinenze (box auto, cantina, soffitta) ed i servizi di Wi-Fi o di pulizie, così come le utenze. Non è, invece, consentito fornire dei servizi aggiuntivi come pasti, interpreti, guide turistiche, noleggio auto, ecc.

Che cos’è la residenza?

Con il termine residenza, si indica il luogo in cui una persona ha la sua dimora abituale così come risulta all’ufficio Anagrafe del Comune. Significa che il cittadino vive in quel posto durante la maggior parte dell’anno.

A differenza della «dimora abituale», la «dimora occasionale» è quella in cui si trascorrono brevi periodi di tempo in determinati momenti dell’anno: l’hotel, la seconda casa al mare o in montagna, o, appunto, il luogo in cui si sta meno di un mese con un contratto di affitto breve.

La dimora occasionale può cambiare lungo il corso dell’anno. Lo stesso non vale per la dimora abituale, che stabilisce il posto in cui è fissata la residenza.

Tuttavia è possibile anche spostare la residenza quando la dimora occasionale diventa abituale. Ad esempio, quando un affitto viene rinnovato a lungo, quando c’è un trasferimento stabile di sede di lavoro, quando si acquista una nuova casa. La residenza va spostata perché deve coincidere con la dimora abituale. La relativa comunicazione va fatta allo stesso Comune se non si cambia municipio oppure all’Anagrafe della città in cui ci si trasferisce.

Affitto breve: si può ottenere la residenza?

Un contratto di affitto breve non permette di ottenere la residenza nel luogo in cui si trascorre un periodo di tempo molto limitato.

Poiché tale contratto non può avere una durata superiore ai 30 giorni, non è possibile affermare che il cittadino trascorra in quella casa la maggior parte dell’anno, stabilendovi la propria dimora abituale. Ecco perché non potrà poter fissare lì la sua residenza.

Diverso sarebbe – in parte – con un contratto di locazione transitoria, che può essere stipulato da 1 a 18 mesi. Se il contratto prevede una permanenza di almeno nove mesi, fino al massimo di un anno e mezzo, allora è possibile chiedere e ottenere la residenza in quella casa.